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GUARDIANI DELLE GREGGI CANI O ASINI?
studio del WWF svizzera
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VADEMECUM
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Buone pratiche zootecniche per l'allevamento di asini e muli
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LA MORTE DELL’ASINA Sulla storia dell’asinella di S. Giovanni in Persiceto, che subito dopo aver tirato il carretto carico di allegria e scherzo è stramazzata al suolo senza vita, cerco di non farmi condizionare dalla drammaticità dell’evento, che pare accaduta apposta per toccare le corde del sentimento che è di persone sensibili. Altri asini muoiono nelle stalle malsane, nei tir non disinfestati, durante massacranti giorni di viaggio da paesi lontani, senza nemmeno riuscire a morire nel mattatoio della città straniera che li “accoglie”; altri scuoiati vivi o presi a roncolate per dar sfogo a chi sa quali raccapriccianti desideri dell’uomo. Gli animali, come l’uomo, muoiono; a volte per cause improvvise ed imprevedibili, altre per cause indotte dalla ignoranza e dalla trascuratezza. Senza conoscere il perché della fine dell’asinella, mi soffermo a riflettere sull’alta soglia di sofferenza e dolore che caratterizza gli asini: se ti avvertono, lo fanno quando sono molto vicini alla fine. Davanti ad un fatto del genere viene spontaneo pensare subito in termini protettivi: gli asini vanno alimentati, protetti dal caldo e dal freddo, curati, vaccinati e quanto altro possiamo dedicargli. Magari esagerando; non pensiamo che, da soli in libertà, loro saprebbero come difendersi, che noi ci prendiamo questa responsabilità e spesso non ne siamo pronti. Ultimamente, nella frequentazione di asinari ed asini, ho registrato un forte incremento di asini morti. Sono quasi tutti allevatori per “affezione”, quindi tendenzialmente sensibili e pieni di attenzioni verso i propri animali, spesso sono abbastanza esperti, raramente sfruttano le energie fisiche dell’asino se non in minima parte. Nei tempi in cui l’asino veniva usato come strumento di lavoro, del mondo rurale ma anche urbano, con le dovute proporzioni sull’entità della popolazione asinina, le morti erano assai rare. Alcune canzoni e storie espresse da quel mondo ci raccontano l’eccezionalità del fatto drammatico di una morte tanto dolorosa. Altrettanto nei paesi dove l’uso non è cambiato poi tanto (Egitto, Tunisia, Marocco) gli asini campano spesso tutti i loro anni. Ed allora mi viene da riflettere: cosa è cambiato? Quale è la condizione diversa? Beh, non ho tante risposte, ma una cosa è certa, è cambiata l’interpretazione dell’animale oltre, ovviamente, la dimensione empirica, il grado di conoscenza del rapporto quotidiano e diffuso con l’animale, rispetto alle poche esperienze di ora. Un sospetto ce l’ho: trattato da animale d’affezione si rischia una condizione non idonea alle esigenze dell’asino, il quale non è un animale da tenere stabulato, e neanche da sovralimentare, nè da alimentare irregolarmente, ma neanche da tenere inattivo (è un animale moderatamente dinamico per via dell’innata curiosità e del continuo cercar cibo) per poi improvvisamente richiedergli sforzi fisici.
Tutta da valutare poi la
problematica degli spostamenti con automezzi, e da tener presente la
scarsa esperienza di gran parte dei veterinari per un animale
diventato raro e poco trattato, o erroneamente trattato come un cavallo.
Insomma, l’esigenza è quella di ristudiare le caratteristiche dell’asino,
sperimentare con tanta, tanta cautela la nuova vita che si vuole dargli e
registrare ogni informazione utile alla prevenzione della salute.
CODICE PER LA TUTELA E LA GESTIONE DEGLI EQUIDI Premessa: il Codice per la tutela e la gestione degli Equidi, emanato dal Ministero, nonostante le premesse, è prevalentemente orientato verso i cavalli e pony (soprattutto nella parte del giusto dimensionamento delle stalle, delle recinzioni, nell'alimentazione, nel lavoro e nell’addestramento .........). E’ carente nella considerazione delle esigenze degli asini, dei bardotti e dei muli, spesso diverse da quelle dei cavalli e dei pony, nonché delle nuove ed emergenti pratiche nell’utilizzo di questi equidi (non solo sella e attacchi!). Considerato che il testo "confluirà in una legge quadro", auspico che ci si adoperi per colmare questa lacuna, al fine di rispondere compiutamente al riscoperto mondo allevatoriale dell’asino, del mulo e del bardotto, in fortissima e costante crescita.
Sandro Useli CODICE PER LA TUTELA E LA GESTIONE DEGLI EQUIDI
Il Ministero della Salute ha pubblicato il Codice per la Tutela e la Gestione degli Equidi, annunciato dal Sottosegretario Francesca Martini a Fieracavalli. Il testo confluirà in una legge quadro alla quale stanno lavorando gli uffici ministeriali in collaborazione con le organizzazioni veterinarie, fra cui la SIVE. Il Codice fornisce i criteri essenziali per la corretta gestione degli equidi, secondo la buona prassi e comportamenti etici, a tutela della salute e del benessere degli stessi e si applica alle seguenti specie: cavalli, pony, asini, muli e bardotti. Il documento promuove la corretta relazione uomo-animale, nel rispetto della dignità dell'equide come essere senziente. È rivolto a tutti coloro che si occupano, a qualsiasi titolo, di equidi e si propone di diffondere una corretta cultura equestre. Agli equidi vanno riconosciute importanti funzioni sociali, formative, sportive, agonistiche, ludiche e terapeutiche e chi, a qualsiasi titolo, li detiene ne accetta i doveri di cura e custodia assumendone la piena responsabilità. Il proprietario e colui che detiene l'equide a qualiasi titolo (detentore) sono responsabili del benessere, del controllo e della conduzione dell'animale e rispondono, sia civilmente che penalmente dei danni o lesioni a persone, animali e cose provocati dall'animale stesso. L'operato di tutti coloro che si occupano di equidi a qualsiasi titolo deve essere orientato allo sviluppo dell'eccellenza delle attività e delle professionalità coinvolte, anche attraverso il parametro essenziale della tutela del benessere degli animali. Il codice fissa parametri di qualità che costituiscono i "livelli essenziali di benessere per l'animale" che devono essere garantiti in termini di civiltà e rispetto delle norme di legge contro il maltrattamento.
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