......... a passo d'asino per i colli fiorentini ......... la prima "ONOVIA" in italia .........

 

STORIA


L’Asino
Rivista -> N. 147 - 1 giugno 2012
Dalle origini ai nostri giorni
di Alma Pesce
Le origini degli Equidi

La storia evolutiva della famiglia degli equidi inizia circa 55 milioni di anni fa e rappresenta uno dei più noti argomenti paleontologici, ben documentato dai numerosi resti fossili rinvenuti.
Il primo rappresentante di questa famiglia, l’Hyracotherium o Eohippus, si diffonde in America settentrionale e in minor misura ...
leggi tutto


LA DOMESTICAZIONE DELL’ASINO

 Da Masseti M., 2002 – Uomini e (non solo) topi. Università degli Studi di Firenze/Firenze University Press, Firenze: 157-162.

 

11.1 L’asino

L’asino selvatico, Equus africanus (Fitzinger, 1847) è un equide caratteristico della zoogeografia postglaciale dell’Africa, dove ne sono state riconosciute tre sottospecie: l’asino selvatico del Nordafrica o d’Algeria, E. africanus atlanticus P. Thomas, 1884, che popolava la regione maghrebina ancora in epoca romana; l’asino selvatico della Nubia,  E. africanus africanus Fitzinger, 1847, diffuso fino a non molti decenni or sono nell’Africa nord-orientale; e l’asino selvatico somalo, E. africanus somaliensis Noack, 1884, che sopravvive ancora in alcune ristrette aree desertiche dell’Africa orientale (Dancalia, Somalia e Kenya nordorientale) dove è oggi gravemente minacciato d’estinzione (Funaioli, 1971; Clutton-Brock, 1992). L’asino nubiano è di modeste dimensioni e dal mantello grigio-giallognolo solcato da una striscia scura lungo le colonna vertebrale e da una striscia trasversale sulle spalle. Diffuso un tempo dall’Egitto al Sudan orientale, è stato completamente sterminato allo stato libero,  mentre nei giardini zoologici ne sopravvivono alcuni esemplari forse non in purezza. L’asino selvatico del Nordafrica era di dimensioni più grandi di quest’ultimo e, forse, provvisto di zebrature agli arti, oltre che di una croce scura sulle spalle (cfr. Yacoub, 1995). L’asino della Somalia è la razza più alta, potendo superare 1.40 m d’altezza al garrese. Questa sottospecie è caratterizzata da un mantello grigio chiaro spesso con evidenti zebrature sugli arti, ma privo di croce mulina. Antenati dell’asino domestico sono da considerarsi tutte e tre le sottospecie. Secondo Epstein (1971), infatti, non è possibile identificare con sicurezza l’origine delle attuali razze domestiche in un’unica sottospecie selvatica.

La domesticazione dell’asino è avvenuta assai prima di quella del cavallo. Le prime evidenze della domesticazione di E. africanus sembrano infatti risalire alla seconda metà del IV millennio a.C. (Uerpmann, 1995).  Anche sulla base della grande messe d’informazioni tramandataci dall’arte dell’antico Egitto, si riteneva tradizionalmente che la domesticazione dell’asino avesse avuto luogo all’interno dei confini geografici del Continente Nero ed in particolare lungo la valle del Nilo, ma recenti evidenze archeologiche fanno propendere anche a favore di una sua probabile ambientazione altrove. Nel Vicino Oriente, gli areali di distribuzione della specie dovevano a volte sovrapporsi a quelli di altri equidi selvatici, come l’emione,  Equus hemionus Pallas, 1775, e l’asino delle steppe europeo, Equus hydruntinus Regalia, 1904 (Uerpmann, 1987). La distinzione di questi taxa a livello specifico non è molto facile, soprattutto se si dispone solo di pochi frammenti osteologici. Tuttavia, l’evidenza relativamente recente dell’esistenza di popolazioni selvatiche di asino nell’Olocene antico del Vicino Oriente ha suscitato un’interessante dibattito fra gli archeozoologi, che sarebbero oggi propensi a collocare l’inizio della domesticazione della specie nell’Asia sudoccidentale e non più nell’Africa nordorientale (Uerpmann, 1991). La più antica evidenza osteologica disponibile al riguardo proviene infatti da Uruk nella Mesopotamia meridionale (Boessneck et al., 1984). Numerosi resti scheletrici di asini dell’Età del Bronzo antico, ancora dimensionalmente molto vicini al progenitore selvatico, sono stati inoltre riscoperti in un vasto territorio compreso fra la Mesopotamia (Driesch von den & Amberger, 1981; Clutton-Brock, 1986, Zarins, 1986), la Siria settentrionale (Boessneck & Kokabi, 1981) ed il Levante meridionale (Ducos, 1968; Davis, 1976),  indicando questa porzione del Vicino Oriente come il centro più probabile di domesticazione della specie. Anche alcune aree dell’Arabia orientale potrebbero avere avuto un ruolo nell’origine dell’asino domestico, come starebbero a provare alcuni ritrovamenti effettuati nel sito di Maysar (Oman) (Uerpmann, 1991).

All’inizio del III millennio, l’impiego di asini domestici era ormai una pratica molto diffusa nell’area geografica compresa fra l’Egitto e la Mesopotamia (Uerpmann, 1995). In età sumerica, sembra che gli asini venissero utilizzati per produrre muli, mediante l’ibridazione con gli emioni (Fedele, 1985; Zarins, 1986; Postgate, 1986; Uerpmann, 1991).